Processo a Gesù. 
E’ ancora ragionevole credere nella divinità di Cristo?

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Oggi, un vero e proprio “processo” ha messo sotto accusa l’immagine “cristiana” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in cui hanno creduto per secoli milioni di uomini e donne. Non sono solo le tesi romanzesche (ma sottilmente insinuanti) di Dan Brown a creare una simile situazione. Significativo di questo atteggiamento inquisitorio è già il titolo del libro di Augias e Pesce, dove si parla di una  “Inchiesta” su Gesù. Ancora più esplicita la conclusione del libro di Odifreddi Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici): “E’ finalmente giunta l’ora di emettere un verdetto sul Cristianesimo. Che, ovviamente, è la condanna capitale”.
L’imputazione – per esprimerci in termini giuridici – è di “millantato credito”: saremmo davanti a un personaggio fittizio, senza effettiva corrispondenza nella realtà storica, il quale, con la sua pretesa di essere l’unico mediatore fra Dio e il mondo, avrebbe attirato su di sé un culto che non gli spettava.
In questo libro, ci si propone di stabilire non se si deve credere nella divinità di Cristo, ma se si può ancora farlo senza cadere nell’illusione o nel fondamentalismo. Per questo, si esaminano una ad una le accuse mosse all’ “imputato”, mostrandone l’inconsistenza non rispetto alla fede, ma sul piano della documentazione storica e della riflessione critica.  L’immagine di Gesù che ne risulta, anche alla luce dei nuovi ritrovamenti (vangeli gnostici di Nag Hammadi e rotoli di Qumran), appare alla fine originale e soprattutto molto diversa sia da quella, caricaturale, che oggi a volte ne danno i non credenti, sia da quella, offuscata dall’abitudine e dalla noia, che ne hanno molti credenti. 

G. Savagnone, Processo a Gesù. E’ ancora ragionevole credere nella divinità di Cristo?, Elledici, Torino (Leumann) 2007, pagg.190, € 10.

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